
30 Gen Riciclo cavi sottomarini: la “miniera” nel Mediterraneo
Un innovativo progetto di riciclo dei cavi sottomarini nel Mediterraneo mira a recuperare materie prime, come rame e acciaio, e ridurre l’impatto ambientale.
Riciclo cavi sottomarini: l’accordo tra Sparkle e OEC
Sparkle, operatore italiano nei servizi internazionali di telecomunicazioni, ha intrapreso un’iniziativa particolarmente innovativa firmando un accordo con Oceanic Environmental Cables (OEC) per il recupero e il riciclo di 22.000 chilometri di cavi sottomarini in disuso nel Mediterraneo.
Si tratta di un progetto ambizioso che mira a trasformare i vecchi cavi telegrafici, coassiali e in fibra ottica in preziose materie prime seconde, con un risparmio stimato di 35.000 tonnellate di CO2. OEC, unica società europea specializzata in questo settore, applicherà le sue tecnologie innovative per smontare, separare e processare i vari componenti dei cavi, tra cui fibra ottica, rame, acciaio, alluminio e polimeri plastici.
Questo processo persegue un duplice obiettivo: non solo contribuisce all’economia circolare ma rappresenta anche un importante passo avanti nella gestione sostenibile delle infrastrutture di telecomunicazione dismesse.
Il ruolo strategico del Mediterraneo nelle telecomunicazioni globali
Il Mar Mediterraneo riveste un’importanza cruciale nelle comunicazioni globali, ospitando circa il 16% del traffico Internet mondiale. La rete di cavi sottomarini in fibra ottica gestisce tra il 95% e il 99% delle comunicazioni globali, superando di gran lunga l’efficienza dei sistemi satellitari che coprono solo l’1-5% del traffico.
Questi cavi vengono posati a profondità variabili, tipicamente tra i 1000 e 1500 metri, con tecniche specifiche per le diverse profondità. Tuttavia, le sfide ambientali come il riscaldamento globale e l’innalzamento dei mari minacciano l’integrità di queste infrastrutture, richiedendo interventi di manutenzione ogni 10-15 anni.
Il progetto di recupero si rivela quindi doppiamente importante: da un lato riduce i rifiuti sui fondali marini, dall’altro diminuisce la necessità di estrarre nuove materie prime, promuovendo un modello di sviluppo più sostenibile e ampliando la portata dell’Economia circolare in Europa e nel bacino del Mediterraneo.