
13 Feb Risparmi da economia circolare: alle imprese conviene
Il brief di febbraio 2025 della direzione Strategie settoriali e Impatto di Cassa depositi e prestiti (Cdp) presenta dati interessanti sui risparmi da economia circolare in Italia. Il nostro Paese si distingue come leader europeo in questo settore, spinto dalla necessità di ottimizzare l’uso delle risorse a causa della sua forte dipendenza dall’importazione di materie prime (48% contro una media europea del 22%).
La leadership italiana nella circolarità: dati e risultati
L’eccellenza italiana nell’economia circolare è confermata da tre indicatori chiave:
- il miglior tasso di avvio a riciclo dei rifiuti totali in Europa (oltre il 90%);
- un elevato indice di produttività delle risorse (quarto posto in UE);
- un notevole tasso di utilizzo di materiali circolari (20,8% nel 2023, quasi doppio rispetto alla media UE dell’11,8%).
Il 42% delle imprese italiane ha già implementato almeno una misura di economia circolare, con una maggiore concentrazione nelle regioni del Nord. Particolarmente significativo è il posizionamento dell’Italia come secondo Paese in Europa per numero di brevetti circolari registrati, con una crescita costante dal 2016 e un picco nel 2020 di oltre 60 brevetti, di cui il 52% da parte di PMI.
Risparmi da economia circolare: opportunità per il futuro
Nonostante gli ottimi risultati, emergono alcune aree di miglioramento.
Le imprese italiane mostrano un certo ritardo nelle strategie di progettazione dei prodotti per la riciclabilità e durabilità, così come nelle fasi di riuso e remanufacturing. L’adozione di pratiche circolari varia significativamente in base alle dimensioni aziendali: il 46% per le grandi imprese contro il 37% per le piccole.
Gli investimenti attuali, mediamente di 50.000 euro, sono ancora limitati e orientati a ritorni a breve termine. Tuttavia, le prospettive sono promettenti: il potenziale di risparmio stimato potrebbe raggiungere 119 miliardi di euro entro il 2030, supportato dai programmi Transizione 4.0 e 5.0, dai progetti PNRR e dai Fondi strutturali europei. Le imprese più “circolari” dimostrano già oggi un minor rischio di default, migliore accesso al credito e migliori indicatori di liquidità.