25 Feb Economia circolare e lavoro: quale impatto?
È indubbio che sull’economia circolare si concentreranno gli sforzi e gli investimenti dei prossimi anni, anche per l’importante iniezione di fondi dell’Unione Europea se si pensa al Next Generation Plan e al Green Deal.
Economia circolare e lavoro: il ruolo del digitale
La promozione dello sviluppo dell’economia circolare utilizzando anche la leva del digitale, potrebbe avere un impatto davvero importante sul mercato del lavoro in Italia e in Europa.
Questo significa anche che si renderanno necessarie competenze nuove e trasversali, un esempio fra tutte la figura del Data Scientist, che combina diverse conoscenze per trarre dai dati informazioni utili all’efficientamento dei processi aziendali.
Dunque nella transizione verso l’economia circolare il lavoro, secondo il rapporto OCSE 2020, subirà diversi impatti:
- creazione, per i nuovi posti e le nuove professionalità diverse;
- sostituzione, di attività lavorative obsolete con quelle innovative;
- distruzione, che riguarda i posti di lavoro su attività non più necessarie;
- ridefinizione, quando la medesima attività lavorativa cambia in termini di processo nel passaggio dall’economia lineare a quella circolare.
In questa fase di grande cambiamento, è utile sottolineare che a livello mondiale le Nazioni Unite stimano la creazione di 380 milioni di posti di lavoro con l’economia verde, più del 10% dell’occupazione attuale.
Quali competenze per l’economia circolare?
Tuttavia per restare competitivi sul mercato del lavoro che si va delineando, l’ILO (International Labour Organization) afferma che saranno necessarie competenze medio-alte.
Green e digitale sono il connubio perfetto in tal senso, e non è un caso che il nuovo governo italiano abbia indicato come fondamentali le attività di concerto fra i due relativi ministeri della Transizione Ecologica e Innovazione Tecnologica e Transizione Digitale.
I nuovi professionisti sono informatici, ingegneri, installatori, meccatronici, manager del riciclo, sviluppatori, analisti di dati, risk manager ambientali, mobility manager ecc. Che devono combinare le competenze specifiche derivanti dalla loro formazione alle conoscenze delle procedure amministrative, delle normative vigenti e di tutto quanto riguarda i settori in cui si va ad operare.
Le professioni legate a progettazione, ricerca e sviluppo, marketing e comunicazione, richiedono infatti conoscenze che non si possono acquisire con un solo corso di studi, ma richiedono formazione continua e su vari fronti.
Insomma più lavoro ma molto più qualificato e con un focus sull’aggiornamento costante.