
17 Gen Economia circolare UE: a che punto siamo?
Le economie europee stanno compiendo passi importanti verso la transizione verso un’economia circolare UE, ma il livello di utilizzo di materiali riciclati (Circular Material Use Rate – CMUR) varia notevolmente tra i diversi Paesi UE. Queste differenze riflettono la disparità nelle infrastrutture di riciclaggio e nei livelli di consumo di materiale.
Analizziamo i progressi compiuti e le sfide che restano da affrontare per un futuro sostenibile.
Economia circolare UE: un panorama disomogeneo
In base ai dati resi noti dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (nota anche con l’acronimo inglese EEA), nel 2023 il CMUR nei Paesi dell’UE presenta differenze considerevoli, con percentuali che vanno dal 30,6% dei Paesi Bassi all’1,3% della Romania.
Questo divario sottolinea come alcuni Paesi siano molto più avanti rispetto ad altri nella capacità di integrare materiali riciclati nei loro sistemi produttivi. Per esempio, nei Paesi Bassi e in Italia oltre il 20% dei materiali utilizzati proviene dal riciclo, con i Paesi Bassi che superano già di sette punti l’obiettivo UE per il 2030.
Ciò dimostra che, con le giuste politiche e infrastrutture, tali traguardi non sono solo ambiziosi, ma realizzabili. Tuttavia, in Paesi come la Romania, dove il livello di riciclo è estremamente basso, sarà necessario un grande sforzo per allinearsi agli standard europei.
Progressi e sfide per un futuro circolare
Dal 2010 ad oggi, 22 Paesi dell’UE su 27 hanno aumentato il loro CMUR, dimostrando che la transizione circolare è in atto. In particolare, Malta, Italia, Estonia e Austria hanno registrato i maggiori miglioramenti, con incrementi assoluti superiori a cinque punti percentuali.
Paesi come Lettonia, Croazia e Malta hanno addirittura triplicato i loro CMUR, anche se partivano da valori iniziali molto bassi. Tuttavia, non tutti i Paesi hanno progredito: Finlandia, Romania, Lussemburgo e Polonia hanno visto significative riduzioni dei loro CMUR nello stesso periodo.
Questi dati evidenziano come la transizione verso un’economia circolare sia ancora disomogenea e quanto lavoro resti da fare per assicurare che tutti i 27 Stati membri avanzino in modo più equilibrato verso un futuro sostenibile e circolare.